Marina Lalovic presenta “La cicala di Belgrado” (Bee) con Elvira Mujcic per “Sette meno dieci”

Martedì 6 aprile alle 18:50 in diretta su Facebook e Youtube la rassegna web “Sette meno dieci” ospita la presentazione del libro “La cicala di Belgrado di Marina Lalovic, giornalista serba di RaiNews24 e Rai Radio 3, con illustrazioni di Elisabetta Damiani, appena uscito per Bottega Errante Edizioni. Con l’autrice, che ha lasciato la sua città natale a diciannove anni e che da oltre vent’anni vive in Italia, dialogherà la scrittrice e traduttrice italo-bosniaca Elvira Mujcic. Belgrado non è una città bella che costringe i visitatori a una perenne ansia da prestazione. È l’ultimo posto in Europa che ancora mantiene la propria autenticità senza sforzarsi di venderla e renderla attraente ai turisti. L’incontro – coordinato dai curatori della rassegna Gabriella Morelli e Pierpaolo Lala – si aprirà con un aggiornamento su “Free Patrick Zaki, prisoner of conscience”, edizione speciale del concorso internazionale di comunicazione sociale “Poster For Tomorrow”, promossa da Amnesty International Italia, Conversazioni sul futuro e Diffondiamo idee di valore in collaborazione con altri partner pubblici e privati per chiedere la liberazione del giovane studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere da oltre un anno nel suo Paese come prigioniero di coscienza.

Nel libro Marina Lalovic racconta i quartieri più veri della capitale serba Belgrado, quelli dove frequentare le kafane (osterie) dove perdere intere giornate a parlare di politica e fratellanza, il Danubio e la Sava, le vene d’acqua che attraversano la città e la trasformano in una città di mare anche se il mare non c’è. Un viaggio a piedi e in bicicletta con la sua amica d’infanzia è lo spunto per riscoprire la propria città, lasciata nel 2000, poco prima della caduta di Slobodan Milošević. La musica, il cibo, le piazze, le vie che attraversano la capitale, i bombardamenti NATO, gli anni Novanta, i personaggi incrociati e conosciuti: Lalović ci svela l’anima di Belgrado più profonda e inedita con gli occhi di chi ha lasciato la propria città e la guarda con lucidità e malinconia, con razionalità e affetto allo stesso tempo. Nata nel 1981, nel 2000 si trasferisce infatti in Italia per motivi di studio, prima a Perugia e poi a Roma, dove si laurea all’Università “La Sapienza” in Editoria e Giornalismo. Ha lavorato come redattrice al Magazine settimanale di Babel TV (canale 141 di Sky), dedicato alle questioni dell’immigrazione in Italia. Era corrispondente da Roma per quotidiano serbo “Politika” come anche per la radio-televisione serba, B92. Attualmente fa parte della squadra di Radio3Mondo su Radio Rai 3, dove conduce la rassegna della stampa estera e gli approfondimenti del programma, e della redazione di Rai News. Nel 2014 ha vinto il Premio Marco Rossi, dedicato al racconto del mondo del lavoro in Italia, per il documentario “Chi fa la fila al posto tuo? Il primo codista italiano”.
 
« Belgrado, a vent’anni di distanza, è quella zona di transito per me. Un po’ una via di fuga dove posso ritrovare nei quartieri come il mio, Čubura, alcuni volti e luoghi che ricordano quella parte di me che molti dei miei amici, anche i più cari, in Italia non conoscono», racconta la giornalista. «A Roma non c’è la possibilità che incontri un’amica d’infanzia per strada che conosce quell’essenza di me, quando ero soltanto una bambina. Quelle persone che conoscono tutti i tuoi pregi e i difetti, che sanno riconoscere il tuo modo buffo di parlare anche la lingua madre. A Belgrado riscopro quel lato di me che forse ogni emigrato custodisce nel proprio luogo d’origine. Quella parte che sta nei palazzi dove ho studiato, nelle strade che ho ripercorso, nelle persone che mi hanno accompagnato durante la mia crescita, nell’amore incondizionato che soltanto i genitori ti possono riservare ogni volta che ritorni. Negli infiniti pomeriggi dove il tempo scorre lentamente mentre si sorseggia l’ennesima tazza di caffè turco sul divano. Nelle voci che si alzano all’improvviso perché a Belgrado il tono si eleva almeno di una scala. Nella speciale ironia, nel sarcasmo, nell’amarezza che ritrovo a ogni mio ritorno. Nel diverso modo di percepire la vita e la maniera di vivere» .

Elvira Mujčić, nata nel 1980 in Serbia, vissuta tra Bosnia, Croazia e Italia, è una scrittrice e traduttrice italo-bosniaca. Laureata in Lingue e Letterature straniere, è autrice dei romanzi “Al di là del Caos”, “E se Fuad avesse avuto la dinamite”, “La lingua di Ana”, “Dieci prugne ai fascisti” (Elliot edizioni, 2016). Ha tradotto in italiano Il letto di Frida di Slavenka Drakulić (Baldini Castoldi Dalai), Il nostro uomo sul campo di Robert Perišić (Zandonai editore) e Il dono d’addio di Vladimir Tasić (Zandonai editore). Ha curato la traduzione del cartone animato Draw not War e del documentario La periferia del nulla di Zijad Ibrahimović (Ventura Film). È coautrice dello spettacolo teatrale Ballata per un assedio debuttato al Festival Teatrale Borgio Verezzi (2010). Per Chiassoletteraria 2013 ha scritto lo spettacolo I quaderni di Nisveta.

La rassegna web Sette meno dieci è promossa dalle realtà salentine Diffondiamo Idee di Valore, Conversazioni sul futuro, Io non l’ho interrotta e Coolclub con il sostegno del Programma Straordinario 2020 in materia di Cultura e Spettacolo dellaRegione Puglia e nella programmazione Custodiamo la cultura in Puglia.