Pianista Indie: il cantautore mascherato

Pianista Indie è un artista fragile, misantropo, cinico, romantico, distaccato, vulnerabile. Sabato 11 aprile  il “cantautore mascherato” ha raccontato il suo odi et amo nei confronti della musica durante il terzo episodio di #SeiACasa. Il Sei – Sud est indipendente, festival pugliese ideato, prodotto e promosso da Coolclub – con la direzione artistica di Cesare Liaci – non si ferma infatti per l’emergenza Coronavirus e propone un nuovo format da salotto sui social. Guarda il video QUI.

Dopo tanti tira e molla, odi et amo nei confronti della musica, che – come racconti nella tua biografia – in passato non ti ha appagato come speravi, hai tirato fuori il tuo Ep “To bit or not to bit”. Che cosa lega ogni pezzo di questo lavoro? C’è stato un momento in cui hai temuto che la musica potesse nuovamente deluderti durante questo percorso?
Dopo tanti anni a fare musica mi rendevo conto che l’errore non era nella discografia ma in me stesso perché provavo a compiacere un sistema che non era il mio. Ho capito che dovevo compiacere le mie esigenze. Mi sono allontanato dalla musica ma mi ha bussato alla porta come una donna di cui si è follemente innamorati. È accaduto quando ho acquistato un piano e da lì a poco ho pubblicato un brano prodotto e poi l’EP. Da quel nasce Pianista Indie.

Pianista Indie, oltre alla musica, ama anche molto parlare e sviscerare le questioni attuali o semplici pensieri. Questo lo ritroviamo molto nei tuoi podcast… raccontaci com’è nata questa idea e soprattutto sarei curiosa di conoscere la recente storia del takedown di Spotify…
Sono un chiacchierone nella vita di tutti i giorni. Quando ho visto che c’era la possibilità di pubblicare i podcast di Spotify ho deciso di pubblicare qualcosa per i miei fan. Ho sempre spaziato negli argomenti, da interviste a storie, inserendo delle improvvisazioni di piano forte… ma ad un certo punto Spotify mi fa presente che questa modalità non era consentita. Dopo vari contatti e indicazioni, Spotify mi ha concesso di ricaricare tutto – sorride -.

Nel brano “Lucio Dalla” notiamo un testo basato su vari parallelismi… come e perché nasce questa struttura? (Battuta: Se volessimo aggiungere un verso attuale potremmo cantare “se la peste fosse avvenuta ora si chiamerebbe Coronavirus).
Lucio Dalla è una canzone creata e pubblicata insieme a Legno, amici e musicisti che stimo molto, tra l’altro anche loro mascherati. È stato un confronto fatto a distanza, tramite messaggi whatsapp, un lavoro creato a sei mani. Nasce da un mio verso che cita il brano di Lucio Dalla “Com’è profondo il mare”. Da lì si è sviluppato questo testo tramite un procedimento diverso ma che mi ha soddisfatto e affascinato.

Cristiana A. Francioso